Quasi a tradimento, mi sveglio con la pioggia... o meglio con quattro goccie che aumentano l'afa e subito se ne vanno. In fila all'imbarco del traghetto fa già un caldo tremendo, che peggiora durante la giornata e allontanandosi dal mare.
E una volta sbarcato di nuovo sul continente, il mare in effetti me lo lascio alle spalle, ma non prima di essermi sciroppato un lungo tratto di Livorno-Roma (prima) e Aurelia (poi). Nonostante il caldo torrido, è una consolazione staccarsi dalle grandi strade e puntare verso l'interno, tra le colline dell'alto Lazio. Il paesaggio è nettamente diverso qui; non più aspro come nella parte umbro-marchigiana, invece ricorderebbe quasi l'ondulata Bretagna... se non fosse per l'uniforme color "erba secca". :)
E' comunque il tipo di terreno ideale per la Versys, che, incurante della calura, romba felice in quasi totale solitudine.
Anche qui si sprecano i borghi storici che meriterebbero una sosta e ben più di qualche foto, ma io ho già scelto il mio: Bomarzo, con il suo famoso "Giardino dei Mostri". Rapida sosta per "magnà", come si dice qui (lumache al sugo, cicoria in rosso, e ciambelline all'anice... yumm!) ed è un infuocatissimo pomeriggio, quando entro nel parco, che per fortuna è quasi tutto all'ombra di alberi secolari. E' comunque un'esperienza a dir poco bizzarra ed enigmatica.
Poco però il tempo di pensarci su... punto verso Roma, costeggiando il lago di Vico, tra bellissimi colli alberati e ombrosi; ci volevano, prima del Grande Raccordo Anulare per arrivare all'hotel in zona EUR. Cena in ristorantino tipico sul lungotevere: rigatoni co la pajata e cicoria sartata... ammazza aho! :)
Km: 358
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